1. Di Paola Ferrazzi — Già docente del DISAFA, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, Università degli Studi di Torino
2 .Andrea Beretta — Servizio Fruizione Ente Parchi Reali (La Mandria)
3. Monica Vercell i– Ricercatrice indipendente
4. Marino Quaranta — CREA Agricoltura e Ambiente, Bologna
Se navigando in Rete vi è venuta l’intenzione di acquistare un BEE HOTEL e di metterlo ad esempio in giardino, forse prima dovete leggere quanto segue e poi decidere.
Quali sono le intenzioni che vi spingono ad acquistare e a inserire nell’ambiente un bee hotel?
Come scrive Jo-Lynn Teh- Weisenburger (2017), i bee hotel sono un rifugio per gli insetti impollinatori o una moda?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo prendere in considerazione molte questioni. Navigando in Rete ci siamo accorti che, in merito a nidi e rifugi dedicati agli impollinatori selvatici e ad altri insetti (BEE HOTEL o BUG HOTEL) esiste una grande confusione di informazioni e prodotti dedicati, peraltro in maggioranza totalmente inadatti alle loro esigenze, che sovente hanno come unico effettivo risultato l’alleggerimento del portafoglio delle persone che, pensando di aiutare questi piccoli ma fondamentali insetti, commettono un doppio errore:
• spendendo soldi,
• acquistando i bee hotel non aiutano la sopravvivenza degli impollinatori selvatici appartenenti alla famiglia Apidae, impollinatori per eccellenza, ma anzi nella grande maggioranza dei casi ne compromettono la conservazione.
Questo accade perché i prodotti presenti sul mercato, di solito in Rete, sia quelli in vendita, pubblicizzati anche da grandi ditte, sia quelli che riportano le istruzioni per costruirli, nove volte su dieci non sono assolutamente idonei alla salvaguardia degli impollinatori, come avviene per molti nidi artificiali presentati da “esperti” che si improvvisano sui Social nel mostrare come si costruisce un bug hotel.
Troppo spesso, infatti, queste strutture sono costruite con materiali non idonei a garantire un corretto isolamento oppure sono impregnate con sostanze chimiche dannose e possono essere addirittura attrattive per i parassitoidi che si nutrono a spese delle api selvatiche ospitate (MacIvor e Salehi, 2014).
Sovente le loro misure non rispondono alle esigenze degli insetti impollinatori che debbono deporvi in sicurezza uova e scorte alimentari. Un bee hotel ben costruito, secondo gli esperti del settore, come Pavlis (2021),
• dovrebbe avere una profondità non inferiore a 15-20 cm;
• non dovrebbe avere collanti o essere impregnato con sostanze chimiche atte ad evitare la degradazione del legno ma in grado di interferire con lo sviluppo degli insetti;
• lo spessore delle pareti esterne non deve essere inferiore ai due centimetri;
• i fori dei nidi devono essere lisci per evitare di creare danni alle ali degli insetti;
• i diametri dei fori devono avere misure differenti, a partire da due millimetri fino ad un paio di centimetri e oltre per insetti di grandi dimensioni, come l’ape legnaiola, Xylocopa violacea;
• le scanalature devono essere leggermente inclinate per impedire all’acqua di ristagnare (Sanchez-Fernandez, 2020) e di mantenere l’umidità, che è un nemico letale.
Solitamente per i bee hotel venduti in Rete non vengono date indicazioni su come posizionare la struttura e a che altezza: sono necessarie una corretta esposizione a sud-sud/est e l’assenza di arbusti, fiori e piante sulla linea di volo per diversi metri, nonché una sopraelevazione di almeno 100-150 cm da terra.
I nidi inoltre devono essere sostituiti o per lo meno ripuliti minuziosamente ogni anno, poiché vi si accumulano esuvie, detriti vari, acari e organismi patogeni come batteri e funghi.
Dopo avere prestato attenzione a tutti questi aspetti esiste per questi nidi il serio problema della concentrazione di uova, larve o pupe di impollinatori in attesa di sfarfallare come adulti nel periodo primaverile o estivo, concentrazione ben evidente nella figura 1, che raffigura un grande bug hotel, con molte “camere” ma quasi tutte delle stesse dimensioni e altre troppo grandi e di forma non consona.
Tali concentrazioni favoriscono la diffusione di malattie, virosi, batteriosi, micosi sia all’interno dei nidi sia nell’ambiente esterno, come avviene quando grandi popolazioni di qualsiasi specie sono concentrate in poco spazio (MacIvor e Packer, 2015; Polidori e Sanchez-Fernandez, 2020).
Forti concentrazioni inoltre agevolano di molto i cleptoparassiti, insetti che depongono le loro uova nelle celle dove sono presenti l’uovo o la larva con le provviste depositate dalle madri per il loro sviluppo (polline impastato con nettare), che così vengono depredate dagli sgraditi ospiti causando la morte dei legittimi occupanti delle cellette.
I numerosi nemici degli Apidi, soprattutto insetti parassitoidi e predatori, riducono fortemente le popolazioni di questi nidi, risultando avvantaggiati dal trovarsi a disposizione molti individui delle specie da loro utilizzate per il nutrimento della prole o il loro stesso nutrimento tutti insieme in uno spazio ridotto, senza spendere energie e tempo per cercarli nell’ambiente naturale.
La concentrazione dei bee hotel può rappresentare una irresistibile tentazione a rimpinzarsi per i picchi, che sono in grado di forare con il loro robusto becco legni duri e molto spessi; per questo è bene proteggere sia la parte laterale che posteriore dei bug hotel con una rete metallica zincata così da impedire al picchio di servirsi come fosse in un “Mc B u g ”, utilizzando la lunghissima lingua vischiosa e dotata all’estremità di uncini.
Altri uccelli, come i gruccioni, possono trovare nei bug hotel una ricca offerta alimentare. Un’altra grave problematica è l’occupazione di questi nidi artificiali da parte di insetti alloctoni, come alcuni Apidi del genere Megachile, (in Europa soprattutto Megachile sculpturalis), che moltiplicandosi grazie a questi ricoveri entrano in competizione vittoriosa con le api selvatiche autoctone per i siti di nidificazione e le risorse, diventando dei pericolosi antagonisti (Quaranta et al, 2014; Geslin et al, 2020).
37 Figura 2 Gli impatti negativi dei nidi artificiali sugli impollinatori dimostrano che queste strutture non possono essere considerate dei rifugi e delle protezioni a salvaguardia di questi insetti e della biodiversità, ma piuttosto un rischio; oltretutto le specie che vi possono nidificare sono solo una piccola parte degli impollinatori presenti nei nostri territori.
Gran parte degli impollinatori selvatici, infatti, nidifica nel suolo; con i bug hotel si opererebbe quindi una selezione che interferisce con l’equilibrio ambientale e la biodiversità.
Occorre tener conto che le api selvatiche sono in grado di trovare autonomamente siti adatti alla nidificazione in tutti gli ambienti, nelle strutture più disparate e ovunque ci sia vegetazione: ne danno prova i numerosi Apidi presenti negli ambienti urbani, che solitamente presentano una cospicua flora utile per fornire risorse di nettare e di polline offerte sia da piante coltivate sia spontanee.
I bee hotel, soprattutto se di grandi dimensioni e se non sufficientemente distanziati sul territorio, causano un impoverimento degli impollinatori presenti nel territorio stesso, riducendo la biodiversità ambientale e l’impollinazione di piante coltivate e spontanee e causando quindi l’effetto opposto a quello che si vorrebbe ottenere.
Ciò nonostante, la presenza di bee hotel può avere anche aspetti positivi purché si tenga conto di alcuni essenziali requisiti. I bug hotel devono essere di piccole dimensioni, costruiti e sistemati secondo le indicazioni date e posizionati sempre molto distanziati sul territorio, in luoghi dove possano rivestire una funzione didattica.
La loro collocazione ideale dovrebbe essere presso scuole, musei o parchi, allo scopo di attirare l’attenzione dei cittadini sugli insetti impollinatori in quanto fondamentali protagonisti della biodiversità e di insegnare a riconoscerli e a comprenderne l’importanza, con l’ausilio delle strutture graziose e accattivanti che li possono ospitare, di tavole descrittive e di codici QR che rimandino a corrette ed esaustive informazioni.
L’altra finalità utile dei bug hotel è rappresentata dal loro impiego in ambito scientifico per monitorare, seppure in misura molto parziale, visto il numero ridotto di specie impollinatrici che possono occupare questi siti, la fauna impollinatrice di un territorio.
Secondo rilevamenti condotti in 5 diverse nazioni europee tramite questi “condominii per insetti Antofili, cioè insetti che si nutrono sui fiori consentendone l’impollinazione”, le specie di Apidi che colonizzano tali strutture sono solo 10, a fronte di un totale di 278 specie rilevate con diversi metodi di monitoraggio (Westfal et al, 2008).
Le specie di api selvatiche identificate in Europa sono circa 2000, ma le conoscenze su biologia, ecologia e stato delle popolazioni sono insufficienti per oltre la metà di questi Apidi (Nieto et al, 2014). Tra le circa 1000 specie presenti in Italia (Quaranta e Cornalba, in preparazione) si conosce il modo di nidificare del 90% di esse.
Teoricamente i bee hotel potrebbero essere utilizzati da un centinaio di specie di Apidi nidificanti nel soprassuolo, appartenenti ai soli generi Anthidium, Ceratina, Chelostoma, Heriades, Hoplitis, Hylaeus, Megachile, Osmia e Xylocopa, su circa 60 generi di api conosciuti in Italia.
L’esperienza di Quaranta e di altri suoi colleghi, tuttavia, ha permesso di rilevare in questi nidi artificiali solo le seguenti specie di api selvatiche: Anthidium florentinum, A. manicatum, Heriades truncorum (e probabilmente altre due specie di Heriades), Megachile centuncularis, M. rotundata, l’esotica Megachile sculpturalis, Osmia bicornis, O. caerulescens, O. cornuta, O. latreillei, Xylocopa violacea e pochissime altre.
Anche in questi casi l’utilizzo dei bee hotel deve essere comunque contenuto e limitato nel tempo, per non alterare gli equilibri della fauna impollinatrice e non favorire effetti avversi dovuti all’incremento di malattie, di parassitosi o di specie esotiche invasive.
Si deve comunque tener presente che in ogni ambiente non gravemente antropizzato o ad agricoltura intensiva esistono moltissimi siti utili alla nidificazione di questi preziosi insetti, che scelgono a tale scopo il suolo, le piante, manufatti vari.
Per la loro conservazione e per ovviare all’ormai ben noto declino degli insetti impollinatori emerge quindi l’importanza di salvaguardare aree incolte, destinandone alcune a zone rifugio per gli insetti, di ridurre le lavorazioni del terreno che ne distruggono habitat e rifugi, di evitare il più possibile l’impiego di agrofarmaci (insetticidi, fungicidi, diserbanti), che agiscono limitando non solo le specie che svolgono l’essenziale opera di impollinazione di piante coltivate e spontanee, ma anche gli insetti che, grazie al loro specifico comportamento, effettuano un’azione di lotta biologica nei confronti degli insetti dannosi alle piante.
Tentare quindi di imporre una soluzione umanizzata e commerciale al declino degli impollinatori, come sta purtroppo avvenendo, non è una buona soluzione, poiché la Natura ha sperimentato nel corso di milioni di anni, e continua a farlo, le soluzioni migliori per ogni singola specie nella sua lotta per l’esistenza, sempre che non venga ostacolata.
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