Luciano Brenna
Purtroppo, sempre più spesso, si sentono notizie di cronaca che riportano situazioni spesso kafkiane.
L’occupazione abusiva di un immobile costituisce reato ed è punita, secondo la Legge italiana, sulla base di quanto previsto dall’articolo 633 del Codice Penale. Che cosa dice esattamente quest’articolo?
Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione ….. Omissis……
Seguono poi altri articoli che riguardano anche il reato di danneggiamento (Art. 635 C.P.). Vediamo com’è possibile tentare di opporsi, legittimamente e praticamente, a questo tipo di situazione.
Va detto che, se possibile, sarebbe buona cosa utilizzare, o almeno visitare periodicamente, l’immobile. Rimuovere l’eventuale corrispondenza giacente nella cassetta delle lettere e dare in qualche modo segnali che non è abbandonato.
Se ci fosse attiva un’utenza di energia elettrica, accendere e spegnere le luci può contribuire allo scopo, come pure cambiare lo stato delle tapparelle, mostrare panni stesi, ecc..
Dove tutto ciò non fosse possibile, la misura preventiva più evidente, per eccellenza, è costituita dal murare letteralmente tutte le vie di accesso all’immobile.
Tale soluzione è però ragionevolmente utilizzabile solo nei casi in cui si tratti di immobili non abitati e spesso decadenti, poiché precluderebbe l’accesso a chiunque, proprietari compresi. Inoltre richiederebbe ulteriori interventi, per ripristinare gli accessi quando desiderato.
Va poi detto che, in caso di invasori particolarmente motivati, non costituisce una garanzia. Infatti, se per qualsiasi motivo non fosse possibile accorgersi tempestivamente dell’intrusione, il tempo giocherà a vantaggio degli intrusi, dando loro la possibilità di organizzarsi.
L’articolo 633 del C.P. recita che l’intruso/occupante, …è punito, a querela della persona offesa,…
Questo significa che, per ottenere giustizia, sarà necessario poter dimostrare che non è mai stata concessa alcuna autorizzazione all’accesso da parte dei proprietari.
Da notare quindi che l’invasione non deve necessariamente avvenire mediante l’uso di forza fisica ma per essere perseguibile deve essere sempre arbitraria, senza alcuna autorizzazione.
È quindi necessario porre in essere tutte le precauzioni possibili, necessarie per dimostrare quanto sopra.
Si potrebbe pensare a una soluzione che preveda un presidio con servizi di guardiania fissa o di ronda, ma il costo, rapportato all’efficacia, non è vantaggioso.
Che cosa fare quindi?
Prima di tutto sarà necessario predisporre degli sbarramenti fisici che debbano essere forzati da parte degli invasori (recinzioni, inferriate, grate, cancelli, ecc.) rallentandoli nei loro tentativi di accesso.
Questi, insieme alle porte e le finestre, dovranno essere bloccati con adeguati sistemi (serrature, riferme, ecc.).
Al fine di avere immediata contezza dell’intrusione, sarebbe auspicabile l’uso di un sistema di allarme, che permetta di allertare tempestivamente le Forze dell’Ordine e quindi segnalare l’avvenuta intrusione in modo certo e conseguentemente, se del caso, consentire di presentare immediata e dettagliata denuncia/querela.
Particolarmente utile può rivelarsi l’utilizzo di alcuni sistemi nebbiogeni artificiali, attivati dall’impianto antintrusione.
Questi, azzerando o quasi, la visibilità all’interno degli ambienti, creano notevole difficoltà a muoversi nei locali protetti e contribuiscono a ostacolare gli intrusi.
Il mercato permette di soddisfare ogni tipo di necessità e, cosa importantissima, alcuni sistemi sono operativi anche senza necessità di mantenere attiva un’utenza per l’energia elettrica.
Un ulteriore ausilio è costituito da sistemi di videosorveglianza e, anche di questi, per tutte le necessità e disponibilità.
Per concludere: la scelta e la configurazione degli interventi, è preferibile che sia concordata con un professionista specializzato in grado di realizzare un sistema efficace e calibrare i costi che, con grande sorpresa, potrebbero rivelarsi notevolmente inferiori rispetto ai danni, materiali ed economici, patiti a causa dell’occupazione.
Luciano Brenna – www.lucianobrenna.eu